AL TEATRO BERTOLT BRECHT AL VIA SCIAPO’, LA STAGIONE DEL TEATRO A CAPPELLO

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Il cappello è una tradizione che nasce in Italia nel 1500 con la Commedia dell’Arte quando, per la prima volta nella storia dell’umanità, fare l’attore diventa un mestiere, cioè diventa un lavoro con i cui guadagni si vive. Tutti gli attori sapevano che la loro paga sarebbe dipesa direttamente da quello che avrebbero fatto in scena, che se avessero sbagliato una battuta, un’entrata, avrebbero guadagnato di meno. Tutte le compagnie sapevano che dovevano lavorare per il pubblico, perché era il pubblico a pagare e il pubblico a decidere chi avrebbe guadagnato abbastanza da poter sopravvivere. La tradizione del cappello è durata circa un secolo, poi la Commedia dell’Arte si è spostata nei teatri e il cappello è rimasto solo per saltimbanchi, artisti di strada e giocolieri che non l’hanno più abbandonato. Negli ultimi anni però si sta cominciando a riportare il cappello nei luoghi chiusi dell’arte, nei teatri, per ridare al pubblico la possibilità di scegliere e per ridare agli attori la possibilità di rinunciare a un compromesso e di giocarsi tutto fino all’ultima battuta.

Da questo principio nasce la stagione teatrale Sciapò che prende il via Martedì 19 Novembre alle 21 presso il Teatro Bertolt Brecht di Formia con lo spettacolo “Enrico, l’ultimo” della compagnia  Mutamenti del Teatro Civico 14 di Caserta.

L’obiettivo, il sogno, è creare una rete che, partendo dal Teatro Civico 14, che ha ospitato per prima la rassegna, viaggi per tutta l’Italia garantendo piazze alle compagnie che aderiscono al progetto ideato diretto da Domenica Santo con l’organizzazione di Laura Belloni.

“Oggi, proprio come nel XVI secolo, le compagnie sono sempre più spesso chiamate a diventare imprenditrici della propria arte: quale strumento migliore del cappello? Sciapò vuole riportare il cappello nel teatro, per ridare alle compagnie la visibilità che hanno perso, grazie alla creazione di una rete che già per la stagione 2013-14 può vantare 5 piazze in 3 regioni, e per ridare al pubblico il potere di scegliere e il piacere di tornare a teatro. Siamo convinti che per ridare forza al teatro sia necessario ridare forza al pubblico, per questo cerchiamo di evitare (in maniera legale) di pagare tasse supplementari. Cerchiamo di ridurre al minimo i passaggi: c’è una compagnia, un teatro che la ospita, un’organizzazione che gestisce tutto il processo e il pubblico. E nient’altro”, affermano i promotori.

A Formia inizia l’esperimento con una rivisitazione della compagnia Mutamenti dell’ Enrico IV di Pirandello ambientata in un Ospedale Psichiatrico  Giudiziario, in cui il personaggio è messo al margine della società dei suoi simili,  di cui subisce la diversità. La grandezza di Pirandello sta nell’aver affrontato il  tema dell’alienazione in un tempo in cui la psicanalisi è ancora in fasce e chi  viene considerato “pazzo” deve essere rinchiuso, allontanato, punito. L’esilio dorato dell’Enrico IV Pirandelliano diventa reclusione. Gli attori si muovono in un  confine stretto, la “pazzia” apre strade infinite e percorsi irti che portano alla  solitudine, all’angoscia di vivere a cavallo tra un mondo reale ed uno sognato.

ENRICO, L’ULTIMO
con Ilaria Delli Paoli, Roberto Solofria, Rosario Lerro, Antimo Navarra, Domenico Santo
adattamento e regia Rosario Lerro
liberamente ispirato a Enrico IV di Luigi Pirandello
costumi Ortensia de Francesco
scene Antonio Buonocore

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