Biogas fra Maenza e Privernum antica.

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un esempio di centrale a biogas.
un esempio di centrale a biogas.

Sono previsti due impianti a Biomasse a Maenza, in località Farneto, zona della pianura maentina densamente abitata e quasi centrale oramai, ma soggetta anche a vincolo paesaggistico e di pregio storico/artistico vista la vicinissima Privernum antica e le strade pedemontane di pregio francigeno. In progetto, presentato allo sportello unico di Maenza da Blt Power Società Agricola srl, 2 impianti per produzione di biogas naturale (metano per energia elettrica e calore) della potenza totale di 1 Mw elettrico (sommandole). Le strutture sorgerebbero ex novo vicinissime alle abitazioni (alcune a 30 metri) anche se debitamente recintate, ma non rispettando così i limiti previsti di distanza per legge. Sembra che il Piano Regolatore (PRG) comunale sia avvezzo e propenso alle varie Dia e permessi a costruire (anche se mancherebbero le richieste ed i controlli dell’Asl di Latina ed ARPA Lazio che risultano, in ogni caso, non necessari per la potenza prevista di 1 Mw). Dalla Regione Lazio tutto in itinere per la costruzione, anche se il Partito Democratico locale ha puntato timidamente i piedi adducendo un “No” agli impianti previsti ed a sostegno del “Comitato Maenza No Biogas”. Da fare notare che non esiste allegato al progetto un rilievo/perizia geologica sul suolo-sottosuolo e sulle falde idriche del posto. Tanti i dubbi che ci sorgono insieme a SEL di Sermoneta (Sinistra Ecologia Libertà) perchè ad un’attenta analisi esiste un serio “Impatto Ambientale” alla messa in atto del progetto. Elenchiamone i problemi:

  1. Consumo eccessivo di suolo pubblico (sarebbero costruiti dei vasconi di cemento per l’alimentazione e la combustione degli indotti oltre alla messa in opera di grandi silos), sarebbero sfruttati 300 ettari di terreno a coltivazione di mais insilato per la combustione;
  2. Sarebbero lavorate e pressurizzate (nei silos) masse di liquami, letame, scarti organici vari e liquidi reflui con il mais (dalla cui formazione certa di percolato e quindi d’arsenico che potrebbe inquinare le falde idriche sottostanti) e dell’emissione certa (dal processo di bruciatura/combustione) di fumi e polveri sottili (pm10-pm2,5) anidride ed azoto;
  3. Esiste un centro abitato e dei vincoli paesaggistici ed architettonici e storico-artistici che ne vietano l’utilizzo in tal senso (da verificare PRG e PTPR – sito d’interesse regionale del territorio e particelle catastali annesse previste e PRT per la zonizzazione industriale ed i corsi d’acqua vicini), con strade inadatte al traffico di mezzi pesanti per il trasporto urbano dei materiali succitati;
  4. Formazione d’odori sgradevoli e puzza stomachevole e produzione sicura d’acido solfidrico dall’odore pungente stomachevole e persistente oltre ad essere agente nocivo ed inquinante e questo in continuo;
  5. Possibile produzione di batteri termoresistenti nel digestato (parte della poltiglia chimica che si forma ed è smaltita come concime/fertilizzante) che contaminerebbe le culture circostanti e la qualità dei prodotti tipici locali (olio, frutta, caseari);
  6. Possibile presenza anche d’inquinamento acustico (rumori di molti decibel all’interno delle turbine di lavorazione dell’indotto).

Crediamo che gli abitanti di Maenza e della vicina Priverno non meritino tutto questo, con i rischi evidenti che ciò comporta e ci preoccupiamo di una tutela della salute pubblica in primis con riferimento principe alla prevenzione primaria, noi di SEL, tanto più che tali impianti non aggiungerebbero neanche posti di lavoro a livello locale. Ad un’attenta analisi sembra che la provincia di Latina abbia approntato una mappa delle centrali per un Piano Energetico provinciale e Maenza rientra in questi piani futuri. Da dire che ci sono piogge di finanziamenti elargiti a questi progetti e sembra che molte grandi lobby ne trarrebbero profitto, vedi la ditta Veolia Italia, Euroenergy del gruppo Marcegaglia (nomi che evocano personaggi e fatti noti). Noi scenderemo in campo a sostenere il comitato del “No biomasse” a Maenza se sarà necessario senza se e senza ma e riteniamo che l’eventuale costruzione e sfruttamento delle biomasse, anche se Legambiente ha espresso parere favorevole) vada “sempre” calibrato e controllato nei minimi dettagli prima della messa in opera e ad un minimo impatto e rischio possibile per l’ambiente vada dato parere contrario alla costruzione preferendo siti alternativi e più idonei allo scopo. I cittadini sono molto allarmati e preoccupati per la loro sorte e per la salute dei loro figli, dunque proponiamo tavoli di confronto e di trasparenza con i Comuni coinvolti, consiglieri ed assessori, esperti, tecnici addetti, aziende locali, Asl, agricoltori, allevatori e tutti i cittadini che vorranno partecipare per spiegare, chiarire e trovare soluzioni idonee ed alternative. Da dire anche che gli allevatori locali sono anche loro contrari alle Biomasse in quanto non ne gioverebbero essendo piccoli allevatori e ritenendo il progetto non rispondente alle loro esigenze.

dr.ssa Antonietta Pagani

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