IL GARIGLIANO E IL SUO MARE: UN PATRIMONIO ANCORA GRAVIDO DI MERAVIGLIE NASCOSTE NEI SUOI ABISSI

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Il ritrovamento di una madiera (madière s. m. [dal provenz. madier, che è il lat. tardo materium «trave», corrispondente al lat.materia: v. materia]. – Nelle costruzioni navali in legno o in metallo, essenziale elemento di ogni ossatura trasversale del fondo di uno scafo, costituito generalmente dalla parte centrale della costola o ordinata collegata alla chiglia) nel mare antistante la foce del Garigliano fornisce un tassello tanto prezioso per la classificazione della zona come museo ancora inesplorato di meraviglie che l’aspetto arcano della Storia e della ricerca hanno preservato dall’usura del tempo e dalla famelica bramosia di accaparramento da parte di tombaroli o di collezionisti di opere che, per legge, vanno consegnate agli organi statali preposti alla loro conservazione.  

La preziosa scoperta è avvenuta mercoledi nello specchio marino antistante il campeggio Garden di Marina di Minturno, proprio a ridosso della riva destra della foce del fiume che prende il nome dalla confluenza del Gari e del Liri. Alcuni bagnanti hanno infatti notato un grosso pezzo di legno, dalla sezione misurante cm 25 per 40 e dalla lunghezza di tre metri per un peso presumibile (rivelatosi poi esatto) di tre quintali. Immediatamente è stato chiamato il bagnino e il titolare della struttura che, anche per evitare traumatici impatti con i bagnanti, lo hanno ancorato sulla battigia, favorendo, in tal modo, il costituirsi di un capannello di tanti curiosi. Alla pattuglia del Nucleo Mobile della Guardia di Finanza della compagnia di via Terruto a Fondi , che in quel momento stava svolgendo il servizio “117”, definito controllo del territorio, non è sfuggito l’insolito assembramento accompagnato dal vociare di chi voleva esporre, ognuno per conto suo, la propria opinione sul “tronco” ancorato sulla battigia. I due militari delle Fiamme Gialle il cui reparto è coordinato dal luogotenente Roberto Nardella, si sono fatti avanti con molto garbo e hanno immediatamente intuito che ci si trovava di fronte a una “costola” di nave antica affondata, vale a dire di una trave arcuata che collega la chiglia alla parete laterale della nave. Subito i due componenti la pattuglia hanno allertato la figura istituzionale che sovrintende a questo settore, la dott. Giovanna Rita Bellini, direttrice del comprensorio archeologico di Minturno, al momento impegnata presso la Soprintendenza ai Beni archeologici a Roma. La dott. Bellini, grazie al lavoro svolto sul posto dagli archeologi Gianmatteo Matullo e Mauro Treglia (nella foto), ha avuto le conclusioni inequivocabili che il prezioso reperto era il gemello di altri due che già si trovano presso l’area museale di “Minturnae”. Lei stessa, ai nostri microfoni, con una dettagliata e lucida carrellata storica, ci ha ripercorso i tasselli scientificamente certificanti la provenienza della “costola” dalla zona del litorale celebrato da Omero e da Virgilio. Nel 1787, per porre freno alla “rapina” di reperti archeologici che prendevano la via dell’Inghilterra, Domenico Venuti aveva messo in atto un progetto che prevedeva il trasporto presso il Museo Regio Borbonico di Napoli delle eccellenze artistiche che si rinvenivano nelle zone del basso Lazio dove il governo partenopeo aveva decretato l’attivazione di cantieri per l’escavazione e la preservazione dei reperti testimoni di secoli di civiltà. E potrebbe appartenere proprio a una di queste navi, di cui la storia di quegli anni (siamo tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento) racconta l’affondamento davanti la foce del Garigliano, la <costola> o la <madiera> che da mercoledi sera è stata depositata -scortata dalla pattuglia delle Fiamme Gialle di Fondi- all’interno del museo la cui area, attraversata dall’antica via Appia, con i basoli ancora solcati dal segno lasciato dalle ruote dei carri che la percorrevano,  tanto fascino sprigiona su quanti hanno la ventura e –ci si passi il termine- l’intelligente scelta di dare, con una visita che arricchisce tanto,  un tono di grande qualità a una giornata di evasione dal tran tran quotidiano, oltre che a milioni di aspiranti turisti sparsi in tutto il mondo che sognano con grande bramosia un tuffo nell’area archeologica della celebrata “Minturnae” , di poter visitare. Il prezioso  ritrovamento fornisce, a questo punto, l’occasione ghiotta per inebriarsi nell’immanenza delle meraviglie del vallo dell’antica Traiectum, meraviglie difficilmente presentabili anche da una penna pirotecnicamente effervescente e che portano il segno altamente qualificante di una direzione gestionale rara, se non unica, quale quella della dott. Giovanna Rita Bellini.

di Orazio Ruggieri

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