Nuovo riconoscimento per Alessandro Izzi.

pubblicità

CULTURA: È il gaetano Alessandro Izzi uno dei tre vincitori della settima edizione del Premio Nazionale Streghe, vampiri & Co. organizzato da Giovane Holden Edizioni in collaborazione con Associazione Culturale I soliti ignoti.

Tre vincitori su quattrocentocinquantatré partecipanti e venti finalisti: questi i numeri di questa edizione celebrata lo scorso 25 novembre presso l’Hotel Residence Esplanade di Viareggio.

La giuria – presieduta da Enrica Giannelli (poetessa e pedagogista clinica analitica) coadiuvata da Chiara Chiozzi (scrittrice e illustratrice di fantasy) e Francesco Grassi Niccolai (editor e cultural promoter) – ha assegnato anche, come da bando di concorso, anche alcuni premi speciali.

Il primo classificato di ogni sezione (poesia, racconto e romanzo) riceverà in premio la pubblicazione ad personam del proprio elaborato nelle collane di narrativa e poesia di Giovane Holden Edizioni.

A vincere nella sezione racconto inedito è stato, quindi, “La chiave per entrare”, un racconto sul tema della maternità coniugato nelle dinamiche di genere a metà tra horror e Fantasy.
Come recitano le motivazioni della giuria: “Le origini di tutte le creature fantastiche affondano in istanze sociali e psicologiche ancestrali: questo pregevole racconto, intenso, originale e coraggioso, inserisce con sensibilità straordinaria la drammaticità di un fatto dei nostri giorni nella cultura fantasy. Il dolore di una madre sconvolta per il suo neonato perduto è struggente nelle parole di Alessandro Izzi: il sentimento di mancanza e la depressione invincibile da esso generata sono narrate con chiarezza ed eleganza grazie a un linguaggio estremamente curato e raffinato e a una struttura equilibratissima; e poi, attraverso dettagli sempre più agghiaccianti, il maturare della consapevolezza di un motivo diverso, sovrannaturale e intollerabile, per una tale sofferenza: il vampiro, dunque, incarnazione mostruosa di un complesso e doloroso stato psichico, che prosciuga energie, volontà e certezze, che rende impotenti e che non può essere arrestato. La costruzione è magistrale: il racconto disvela in maniera progressiva ma inesorabile il terrore di cui è intriso e, pur delineando subito atmosfere sospese di angoscia e malattia, che paiono discendere direttamente da alcune pagine di Stoker, come un meccanismo ben calibrato fa scattare le dinamiche più inquietanti solo quando il lettore è ormai del tutto avvinto e non ha più modo di distogliere la propria attenzione. Inoltre, le visioni di orrore guadagnano ulteriore potere evocativo dall’essere abilmente inserite in un contesto di quotidianità e legate a immagini di candore, innocenza e tenerezza”

Il Primo Premio Romanzo inedito è stato assegnato a inedito Ornella Fiorentini (Ravenna) per “Non si maltrattano i bambini”. La motivazione: “Un romanzo atipico. Sfiora il fantastico su bianche ali di cicogna conducendo il lettore in antri oscuri faccia a faccia col diavolo. La vicenda si avvia con un singolare patto per rovinare una vita. Eppure, sopra i cieli della Bulgaria, vola la speranza. Il lettore, incantato e avvinto, segue la vicenda di Yana, un tempo cicogna, in parte donna, in parte aliena, in un viaggio verso la compassione, verso ogni creatura indifesa. Dalla Bulgaria all’Italia e ritorno, Ornella Fiorentini ci presenta questa sorta di Amélie Poulain soprannaturale che entra nella vita delle persone e la cambia, anche solo sfiorandole. La missione che le è stata affidata da una specie superiore è cambiare i cuori e unire le persone nella realtà quotidiana. La scrittura prende a poco a poco, come briciole lungo la strada il lettore raccoglie parole e segue destini, si emoziona per l’intreccio narrativo, abilissimo, e corre verso il finale in trepidante attesa della parola conclusiva”.

Il Primo Premio Poesia inedita è stato assegnato a Daniela Conti (Camaiore – Lu) per la lirica “Cuore nero”. La motivazione: “Splendida e inquietante lirica in cui la poetessa riesce a nominare il delirio dell’amore nero della dipendenza, esaltando in forma chiara emozioni tragiche universali e comuni a ogni epoca. La struttura ritmica del verso e l’uso del climax producono l’effetto evocativo della parola traslandolo in sensazioni fisiche. Affanno, desiderio e disperazione si compenetrano nella perversione della mistica del perdono che annulla le possibilità di redenzione e condanna all’eterno tormento del dolore, della non vita nella dimensione limbica della dominazione. Uno specchio, dunque, inquietante, dove si mira l’abisso, quell’abisso che non ci consente la quiete di stare dalla parte giusta dell’amore perché è l’abisso che squarcia l’idealità dell’amore puro e del perdono. Occhi, sguardo di fuoco di un femminile che non può esimersi dalla responsabilità del proprio dolore solo fingendo che la proiezione riflessa nello specchio appartenga all’altro come dominatore esterno a se stessa. Si avverte la forza della parola, per la sua facoltà di recare “scandalo” svegliando la coscienza, mostrandole nel contempo il suo abisso e il suo potere. Solo attraverso una parola coraggiosa, è possibile spezzare la catena del perdono che placa la dipendenza del volere disperatamente il proprio carnefice, una parola spudorata che libera dall’inganno che l’amore sia dolore”.

Comunicato Stampa

Pubblicità