Rif. Comunista Formia: La città fonte di ricchezza ma per chi?

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Nella diatriba scatenatasi, tra opposte fazioni, dopo l’affidamento dell’appalto per la realizzazione del polo crocieristico all’impresa di William Di Cesare, marito della consigliera di maggioranza Alessia Valeriano [Ripartiamo Insieme], emerge chiaramente quali grossi interessi economici si celino dietro l’idea di sviluppo che hanno gli amministratori [passati, presenti e futuri] della nostra città.

Il gruppo consiliare dell’UDC ha adombrato sospetti sull’affidamento e noi non possiamo che sollecitare chi di dovere ad indagare per appurare se ci sono state eventuali scorrettezze, altrimenti dovremmo continuare a parlare di casualità.

Così come è ovviamente casuale che nella stessa zona, sorgerà il porto “Marina di Cicerone”, progetto ambizioso targato Raffaele Ranucci, senatore del PD, su cui abbiamo espresso più volte pesanti critiche. In questo caso i capitali sono privati, ma la città tutta sarà costretta a subire un digerire l’ennesimo progetto dannoso.

L’idea di sviluppo a suon di investimenti pubblici [appaltati a privati] e privati è a dir poco contraddittoria, in quanto se è chiaro quali sono i vantaggi per i privati [il profitto], meno chiari sono i vantaggi per la collettività, a fronte tra l’altro di un consistente esborso economico e spesso di un danno ambientale che è sotto gli occhi di tutti.

In particolare la costa della nostra città è ostaggio di un’idea di sviluppo che è lontano mille miglia dalle reali necessità di chi ci abita, al netto poi di ciò che sta avvenendo nei comuni limitrofi, in particolare per Gaeta, la cui espansione “economica” verso il mare è sempre un bel punto interrogativo.

Il probabile aumento del turismo vacanziero e le paventate ricadute economiche “positive” che ne conseguirebbero, sono utilizzati per catturare il favore dei cittadini.

I milioni di euro che stanno atterrando nella nostra città non è detto che siano un sollievo per l’economia cittadina, sempre più in sofferenza, se non è chiaro cosa si vuole che Formia diventi, al di là dell’attuale ammasso informe di cemento. E su questo ci piacerebbe aprire un dibattito pubblico, non viziato da interessi particolari ma dall’idea che serva progettare una città al servizio della collettività, valorizzandone la storia e le tradizioni, ma senza l’ossessione del “dio denaro” a decidere del nostro futuro.

Non crediamo che possa più funzionare il ricatto occupazionale, utilizzato come testa d’ariete, per far digerire alla città scelte orribili, che ne condizioneranno l’immediato futuro.

L’occupazione per molti è sempre più una chimera, ma di cure efficaci non ne vediamo nemmeno l’ombra, paga dazio anche la “qualità della vita”, che va sempre più peggiorando. Lo confermano le statistiche che vedono l’intera provincia scivolare sempre più in basso nella classifiche riguardanti la qualità della vita.

D’altronde nessuno ha chiaro quale sia la correlazione tra investimenti pubblici e la creazione di nuovi posti di lavoro, infatti nonostante nostre ricerche, pare proprio che sia impossibile conoscere i numeri che giustifichino lo scempio del territorio, come se l’occupazione sia da intendersi come figlia del caso e non frutto di un’oculata programmazione.

A questo si deve aggiungere che lungo tutta la costa pontina si studiano e si progettano porti turistici di piccole e medio proporzioni, che inevitabilmente faranno concorrenza l’uno all’altro.

D’altronde cosa aspettarsi da chi ha deciso di privatizzare, un po’ alla volta tutti i beni comuni dell’umanità: terra, acqua e prima o poi anche l’aria.

Il “dare e avere” imposto alla collettività, in nome di un’idea di sviluppo che poco a che fare con le necessità di un territorio spogliato gradualmente di ogni sua peculiarità, è sempre più soccombente per quanto riguarda la difesa degli interessi generali, mentre vede vincitori pochi privati, che in questi anni hanno imposto il loro volere, facendosi forte degli appoggi di cui godono all’interno del palazzo.

Ci sorprende poi che si continui a dare credito a questa classe politica, la stessa, cioè, che si è alternata alla guida della nostra città, con i risultati “disastrosi” che tutti conosciamo.

Ed allora è impossibile sfuggire alla domanda sul perché si voglia continuare a promettere molto e a mantenere poco, continuando nell’imbroglio a danno dei cittadini.

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