Rif. Comunista Formia – Lo stato dell’edilizia scolastica della nostra città ma non solo

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Rifondazione ComunistaE’ stata da pochi giorni inaugurata la nuova scuola dell’infanzia nel popoloso quartiere di Penitro.

Durante l’inevitabile cerimonia il sindaco Bartolomeo ha detto:«Con questo tassello e l’apertura nei prossimi giorni di un corso di scuola media, il quartiere di Penitro è oggi finalmente in grado di coprire l’intero ciclo scolastico dell’obbligo».

In realtà il quartiere ha già una scuola dell’infanzia in via dei Platani e ci risulta che fosse anche sufficiente a soddisfare i bisogni dei bambini di Penitro.

Da una prima occhiata pare inoltre che lo spazio esterno riservato ai bambini sia ancora inutilizzabile, in quanto non dotato al momento delle dotazioni necessarie, perché possano essere svolte attività all’aperto.

In ultimo vogliamo augurare ai preziosi ospiti del nuovo plesso scolastico di poter passare l’anno scolastico in tutta sicurezza.

Speriamo, infatti, che il loro istituto non faccia la fine della scuola elementare di Penitro, realizzata da poco, ma dove piove al secondo piano, con seri rischi per l’incolumità degli alunni che la frequentano.

Però pare che questo problema non interessi proprio a nessuno.

Lo stesso problema che affligge da anni la scuola elementare e quella dell’infanzia di Gianola, nonostante anche qui, durante le rispettive inaugurazioni, si siano adoperate le solite frasi di rito quali: “E’ un vanto per la nostra città, la città di Formia investe sui suoi bambini, etc….”.

Le stesse frasi ascoltate durante l’inaugurazione della scuola dell’infanzia di Penitro.

Sarebbe invece utile a nostro avviso che l’attuale amministrazione comunale faccia un resoconto pubblico dello stato del nostro patrimonio edilizio scolastico, in particolare di quelli che sono molto datati.

Ci consentirebbe di stare più tranquilli, sapendo che i nostri bambini frequentano edifici sicuri.

D’altronde è proprio di questi giorni la pubblicazione del dodi­ce­simo Rap­porto sulla sicu­rezza, qua­lità e acces­si­bi­lità a scuola, nel quale Cit­ta­di­nan­zat­tiva denuncia che il 70% degli edifici controllati presenta lesioni strutturali.

I dati sono pre­oc­cu­panti: il 41% degli edi­fici ha uno stato di manu­ten­zione medio­cre o pes­simo. Quasi tre scuole su quat­tro pre­sen­tano lesioni strut­tu­rali sulla fac­ciata esterna. Una scuola su tre pos­siede il cer­ti­fi­cato di agi­bi­lità sta­tica, poco più del 35% quello igienico-sanitario e il 23% quello di pre­ven­zione incendi. Una scuola su quat­tro è priva di posti per disa­bili nel cor­tile o nel par­cheg­gio interno e quasi una su due non ne ha nem­meno nei pressi dell’edificio. Il Lazio, inoltre è tra le regioni italiane che non ha ancora istituito l’ana­grafe regio­nale sullo stato dell’edilizia scolastica.

Si aggiunge a ciò l’allarme delle pro­vince, che denunciano che le scuole sono senza soldi, col­pite dai tagli per 9 miliardi, e quindi non è possibile garan­tire né la sicu­rezza e né i riscal­da­mento delle aule.

Chissà se tra esse non ci sia anche la nostra.

Un quadro allarmante che dimostra, al netto delle promesse governative, il pessimo stato della nostra istruzione pubblica, dove spesso i genitori per ottenere l’insegnante di sostegno per i loro figli devono ricorrere alla pronuncia del TAR. Anche qui colpa dei tagli.

E’ inoltre necessario che vengano aumentati considerevolmente i fondi stanziati per consentire alle famiglie di non indebitarsi per acquistare i libri di testo.

E’ emblematica la pubblicità che circola su internet, con la quale le poste italiane si vantano di offrire ai propri contocorrentisti il “Prestito BancoPosta Studi”, con il quale è possibile chiedere fino a 5mila euro per pagare le spese scolastiche dei propri figli.

Ovviamente gli “sciacalli” sono sempre pronti a far festa davanti alle difficoltà delle persone, soprattutto quando non sostenute da un’adeguata politica scolastica pubblica.

Non bastano gli spiccioli elargiti a mo di elemosina, ma ci vogliono investimenti capaci di garantire il diritto allo studio, così come sancito dalla nostra Costituzione.

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