Rif. Comunista Formia: Ripristinare il registro delle coppie di fatto, un segno di civiltà

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Nel giugno 2007 il consiglio comunale di Formia istituì il registro delle unioni civili per le coppie di fatto, grazie in particolare all’allora nostro consigliere comunale, Delio Fantasia, che molto lottò perché ciò avvenisse, prendendosi anche gli insulti di qualche nostalgico.

La Chiesa non tardò a far sentire il suo dissenso, attaccando il consiglio comunale di Formia ed in particolare il sindaco della città, come se avesse commesso chissà quale sacrilegio.

Addirittura l’allora arcivescovo di Gaeta, e i sacerdoti di Formia, scrissero una lettera, su carta intestata della Diocesi di Gaeta, al primo cittadino Bartolomeo, nella quale si dichiaravano preoccupati “per il futuro della comunità civile, dove il valore sociale della famiglia già da ora viene lesionato con l’istituzione del registro delle coppie di fatto. Manifestiamo il disappunto addolorato di questa comunità cristiana, offesa nei valori fondamentali”.

Ovviamente ridicole le accuse.

La rivincita del clero non tardò ad arrivare con l’elezione del sindaco Forte, il cui gruppo era uscito dall’aula consiliare all’atto della votazione del registro delle unioni civili per le coppie di fatto.

Infatti il 18 giugno 2008, quindi a pochi giorni dal suo insediamento il consiglio comunale di Formia, questa volta con una maggioranza di centrodestra, decise di votare per la revoca

della delibera 52 adottata il 25 giugno 2007 che prevedeva l’istituzione di un registro presso l’anagrafe comunale per le unioni di fatto.

L’arcivescovo di Gaeta non fece mancare il suo sostegno ed infatti in una nota, pubblicata dal suo capo Ufficio Stampa Marcello Caliman, ci tenne a dire che “Puntuale la determinazione adottata per la revoca che è stata illustrata in aula dall’assessore ai Servizi Sociali e Politiche della Famiglia sig. Giuseppe Treglia in particolare nella considerazione che la materia è di esclusiva competenza statale. Attualmente la famiglia è riconosciuta nell’ordinamento italiano come una “società naturale fondata sul matrimonio” ai sensi dell’art. 29 della Carta Costituzionale, ancorando la famiglia al matrimonio e negando il carattere di famiglia in senso giuridico a ogni forma di convivenza che, pur socialmente accreditata, prescinda dal vincolo matrimoniale tra un uomo e una donna.

Insomma ancora una volta la politica, in particolare quella impersonificata da Michele Forte e dalla sua maggioranza, si dimostrava prona agli interessi dell’arcivescovato, dimostrandosi pronta ad ubbidire, senza fiatare, agli ordini che provenivano dalla sede arcivescovile di Gaeta.

Sono passati oltre sei anni, da quella che noi consideriamo una ferita per la nostra democrazia, ed è ora di porvi rimedio, motivo per il quale chiediamo che il sindaco Bartolomeo, quanto prima riporti in consiglio comunale la delibera 52 del 25 giugno 2007.

D’altronde in questi anni il dibattito, checché ne dica l’arcivescovo di Gaeta, è andato avanti, tanto che in molti comuni il registro delle unioni civili per le coppie di fatto è una realtà.

E addirittura c’è chi va oltre.

Infatti il sindaco di Napoli, De Magistris, ha disposto che vadano registrati negli uffici dell’Anagrafe del Comune i matrimoni gay celebrati all’estero, cosa che suggeriamo di fare al sindaco Bartolomeo.

Sappiamo bene che entrambi le due disposizioni troveranno nuovamente la ferma opposizione dell’arcivescovo e dei suoi, ma non siamo disposti a considerare il comune di Formia una succursale dell’arcivescovato.

E questo nell’attesa che il governo centrale dia il via libera finalmente ai matrimoni per le coppie omosessuali.

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