“Volpe e altri 10…”, ovvero “Come non trattare una bandiera”

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Ieri sera la bomba, sganciata via social dal diretto interessato. Stefano Volpe lascia il Formia, o meglio (stando a quanto emerge dalle dichiarazioni del capitano) viene sostanzialmente indotto ad andarsene in un periodo già di per sè difficile, nel quale l’ombra della retrocessione aleggia sempre più insistente su una squadra da tempo in balìa della carenza di risultati e prestazioni, oltre che dell’onda lunga di quanto accaduto all’alba di una stagione che definire maledetta non sarebbe certo un’esagerazione.

Va via un simbolo, va via uno che il biancazzurro ce l’ha marchiato a fuoco dentro al cuore, uno dei classici giocatori definibili come “7 polmoni”: sempre col fiato sul collo dell’avversario quando c’era da pressare; sempre con la mente lucida quando c’era da scegliere a chi passarla per dare vita ad un’azione pericolosa. Pochi gol, ma tanto, tantissimo lavoro oscuro. Senza mai risparmiarsi, senza mai lasciare nulla di intentato, uscendo sempre dal campo con la maglia zuppa ed ogni goccia di sudore possibile versata su quel rettangolo verde. Il Capitano di mille battaglie, quello che più di tutti all’interno della rosa incarnava la formianità.

Quello che quando un tifoso sugli spalti chiedeva: “Oggi chi gioca?”, puntualmente si sentiva rispondere da un altro: “Volpe e altri 10”. Quello che resterà nella mente come uno dei protagonisti del primo campionato vinto dal Formia dopo 26 anni, e che come primo pensiero volle dedicare la vittoria ad Andrea Scipione, dal quale aveva ereditato la fascia di capitano ma non la numero 7, che pure gli era stata offerta a gran voce da una città intera.

Umile prima di ogni cosa, mai sopra le righe ma sempre con la determinazione di chi è consapevole che giocare nel Formia, specie se da formiano, è allo stesso tempo un grande onore ma un onere perchè quella maglia biancazzurra pesa, e le spalle larghe e robuste lui le ha sempre avute a sufficienza per tenere alto e fiero il vessillo dell’Araba Fenice, e poter camminare sempre a testa alta.

“Volpe e altri 10….”. Non è una frase detta così, solo goliardicamente. Dentro di essa c’è tutto un mondo fatto di allenatori che mai avrebbero rinunciato a far giocare il numero 4, fosse stato anche a mezzo servizio. Un’abnegazione come pochi, un cuore grande al quale non può che andare tutta la riconoscenza da parte di chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare prima al Perrone, poi a Maranola e sui campi di tutto il Lazio.

E pazienza se qualcuno ha avuto l’inaccortezza di definirlo “Un giocatore non valido neanche per un campionato di promozione a perdere”. Il verdetto del campo è sovrano, ed il campo ha detto negli anni una cosa talmente diversa su Stefano Volpe che chiunque sia la persona che ha pronunciato queste avventate parole, evidentemente, sarebbe incapace di ricoprire un qualsivoglia ruolo persino in un campionato oratoriale a perdere. Perchè a prescindere da tutto, dichiarazioni simili da parte di un signore che possa definirsi “addetto ai lavori” suonano di una delicatezza elefantiaca oltrechè di una gravità clamorosa.

Stefano Volpe non è mai stato uno da prima pagina o da dichiarazioni sensazionalistiche. Se ha deciso di rilasciare via social questo suo personalissimo “sfogo”, è innegabile che qualcosa dietro deve esserci. E qualcosa non torna…e stride con due cose: da una parte, la dichiarazione di “addio per motivi lavorativi”, oggettivamente troppo sommaria e generica se riferita ad un simbolo del Formia che forse avrebbe meritato un saluto un pò più articolato e sentito rispetto ad una fredda dichiarazione standard.

L’altra cosa che non torna è il fatto che Volpe, pur di continuare a giocare nel Formia, si sia sobbarcato una stagione in viaggio tra Formia e Bari, non proprio dietro l’angolo. E probabilmente, pur di giocare nel Formia, avrebbe continuato a farlo per chissà quanto tempo ancora. Ma allora, di quali “motivi lavorativi” stiamo parlando?

Il silenzio della società e dei suoi componenti, nuovi o meno, in merito suona quantomeno equivoco, e a questo punto un paio di chiarimenti forse risultano doverosi per dipanare un mistero che tanto mistero poi non sembra. In attesa di delucidazioni a riguardo (perchè prima di esprimere un giudizio definitivo su qualcosa occorre sempre attendere l’esprimersi delle due campane, quindi restiamo in attesa), un’ultima osservazione si rivela necessaria: se venisse confermata la versione diffusa dall’interessato, probabilmente il “nuovo Formia” partirebbe con un autogol di proporzioni bibliche, perchè se davvero Volpe è stato indotto ad andare via, questo vorrebbe dire aver inferto un durissimo colpo alle spalle non solo a lui, ma a tutti quelli che possono vantare l’onore di definirsi formiani. Oltretutto, con un tempismo che lascia basiti, in un momento in cui si dovrebbe provare a distendere un ambiente già con la fiducia a pezzi. E di tutto ciò, chi pretende di gestire il Formia dovrebbe avere l’accortezza di tener conto.

Luca Masiello

Le3cshop.com