Dopo oltre due anni dai referendum, del 12 e 13 giugno 2011, continua in tutta Italia la mobilitazione per la piena applicazione degli esiti (i due quesiti) referendari a difesa dell’acqua e della democrazia. In diversi territori si sono aperti percorsi di ripubblicizzazione: oltre all’esperienza di Napoli, che ha terminato il processo di trasformazione della società a totale capitale pubblico in azienda speciale, da Palermo a Torino, dalla Romagna alla Toscana, l’uscita dal circuito delle S.p.A. ha smesso di essere un tabù per le amministrazioni locali, contribuendo a sanare le troppe illegittimità negli affidamenti diretti a questi enti di diritto privato ma cosa non possibile dappertutto per ragioni legali regionali/locali; nel Lazio ad esempio non è ancora legalmente possibile (nonostante 39 comuni si siano resi disponibili all’effettiva messa in opera dei 2 quesiti referendari – con approvazione a maggioranza qualificata). Vige e occorre la legiferazione della regione Lazio in proposito che ha tempo fino al marzo 2014 per decidere e se non legifererà a favore si dovrà indire e andare ad un “Referendum propositivo regionale” per poter attuare il referendum del 2011 anche se sembra che la regione sia favorevole all’accoglimento della messa in opera legale dei 2 quesiti, visto l’esito corretto avuto nel 2011 e le firme regionali raccolte poi post referendum da tutti i comitati in suo favore: 37.000 firme degli elettori laziali raccolte anche dalla sottoscritta – quindi utile una sollecitazione alla regione Lazio e suo consiglio per l’indizione di tavoli tecnici per la decisione da prendere al più presto. In tal modo Acqualatina S.p.A. ed Ato4 che ora gestiscono privatamente (con quote privatizzate “succhiasoldi” a vari gestori) il nostro Servizio Idrico Integrato locale, dovranno togliere le loro tende con tutto il Consiglio d’Amministrazione (costosissimo) e lasciare finalmente spazio ad una gestione pubblica del servizio idrico che potrà essere concordata tra comuni limitrofi, e partecipata con scelte dal pubblico, intanto, i comitati territoriali (io ne faccio parte integrante come rappresentante nei Comitati nazionali locali del Forum dei Movimenti per l’acqua pubblica – comitati pontini per Latina e provincia) si stanno organizzando eventualmente per la presentazione/sollecitazione di documenti politici nei Comuni, atti per l’avvio di una discussione preventiva già nei consigli comunali anche dove non presenti consiglieri eletti ma dirigenti/attivisti dei partiti per aprire discussioni ed avvii per un “Tavolo tecnico partecipato” di sollecito principalmente per la regione Lazio, che senza il suo parere legiferante è tutto bloccato e legalmente “il sindaco non può agire” quasi in nulla in questo momento (neanche con la rescissione del contratto con Acqualatina S.p.A. – sarebbe illegale vista la normativa vigente anche se costituzionale visto l’esito referendario) in ogni modo il sindaco nell’ipotesi come spiega Filiberto Zaratti (commissione Ambiente alla Camera) potrebbe chiedere la “rescissione in danno” del contratto con il gestore Aqualatina-Ato4 per “inadempienza e per deficit d’investimenti sui lavori” avviando un processo a tutela dei cittadini. Di sicuro in ogni modo fino a che la regione non si pronuncerà favorevolmente sulla questione, il sindaco può soltanto avviare tavoli e discussioni consiliari sul tema sensibilizzando l’opinione pubblica dando il suo sostegno e portando il parere giusto (per la questione ripubblicizzazione) nelle conferenze dei sindaci in Ato4 (Autorità d’Ambito), cosa di non poco conto ovviamente. Ci auspichiamo i sindaci pontini e di Anzio e Nettuno facciano in futuro a tutela dei cittadini che hanno votato per il referendum. Anche se in Ato4 vige una situazione che segue gli umori della Provincia di Latina e del suo presidente a Cusani (anche presidente di Ato4) e del presidente Addessi (del CdA di Acqualatina) che stanno seriamente pensando di ripubblicizzare totalmente il gestore Acqualatina SpA acquistando tutte le quote private da Idrolatina srl/gruppo Veolia per poi farle acquistare dai Comuni della nostra provincia (che se ne potrebbero occupare in futuro) nonostante il deficit finanziario della società.
Antonietta Pagani
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