L’abate emerito Pietro Vittorelli è stato assolto con formula piena e non per prescrizione. Stessa sentenza per il fratello Massimo, chiamato a rispondere di riciclaggio. La sentenza è arrivata ieri pomeriggio dopo otto anni dai sequestri della Guardia di Finanza che diedero il via all’inchiesta. Le discussioni iniziate poco dopo le 12.30 sono andate avanti fino alle 16 circa. Poi la camera di consiglio durata circa un’ora.
L’inchiesta, lo ricordiamo, aveva travolto la comunità benedettina e quella cassinate nel novembre del 2015, con un costrutto accusatorio piuttosto importante: le accuse facevano riferimento a quei 500.000 euro destinati a opere caritatevoli o di culto e che, invece, per i magistrati di Roma sarebbero stati “dirottati” verso viaggi e lussi. Impianto accusatorio demolito durante il processo.
All’abate emerito veniva contestata un’ipotesi di appropriazione indebita. I giudici romani, accogliendo le tesi difensive degli avvocati Sandro Salera, Mattia La Marra e Antonio Bartolo, hanno assolto entrambi con formula piena
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