GAETA: BANDIERA BLU AL MARE, BANDIERA NERA PER LO SFRUTTAMENTO I dati ci confermano ad esempio da anni che il livello di sfruttamento soprattutto nell’ambito stagionale è da “schiavitù” a tempo determinato, ma questo riguarda oramai anche tutti gli altri settori e servizi del commercio e del terziario in generale.

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Abbiamo assistito anche questo anno a cerimonie per l’assegnazione della bandiera blu. La nostra città ha risorse tali da permetterci di avere da anni questo riconoscimento. Questa onorificenza è fonte di orgoglio, ci si compiace per la promozione turistica svolta da tale titolo che contribuisce al valore aggiunto dei beni persino immobiliari della città e dei cittadini proprietari. Esistono però questioni vitali e sociali che con essa passano in secondo piano, paradossalmente quelle che premono soprattutto alla maggioranza di chi vive del proprio lavoro nei vari settori locali toccati dal turismo e delle quali l’assegnazione della bandiera blu non sembra tenere conto. Rimane totalmente trascurato un aspetto che di per sé dovrebbe costituire invece un punto centrale nel determinare la qualità di un mare e dei servizi di conseguenza offerti dalla sua città: le condizioni dei lavoratori e l’occupazione in generale nei settori direttamente interessati ed indotti. Ebbene, se consideriamo da questo punto di vista quanto offrono Gaeta e i suoi “padroni del mare”, dobbiamo trarre tutt’altre genere di conclusioni. I dati ci confermano ad esempio da anni che il livello di sfruttamento soprattutto nell’ambito stagionale è da “schiavitù” a tempo determinato, ma questo riguarda oramai anche tutti gli altri settori e servizi del commercio e del terziario in generale.

Periodicamente svolgiamo in quanto comunisti indagini sul lavoro stagionale di valore scientifico rese poi pubbliche. Basta citare i dati della nostra ultima inchiesta per avere un quadro che è allarmante e che è addirittura più grave in una città come Gaeta dove, anche per colpe delle sue classi dirigenti, si vive ormai soprattutto del traino turistico ottenendo in cambio pessimo lavoro per persone di ogni età e condizione familiare. Giusto per citarne qualcuno: 40% di lavoro nero, 73% di persone che lavorano dalle 9 alle 13 ore giornaliere, 63% con paga inferiore alle 4 euro all’ora, 58% senza giorno libero, 60% senza indennità di disoccupazione. Si parla delle condizioni di lavoro da terzo mondo delle campagne dell’agro Pontino, non ci si rende conto di quanto sia in buona parte simile il lavoro di tanti nostri concittadini. Da questo punto di vista Gaeta merita la bandiera nera per sfruttamento del lavoro, ma questo vale pure per i paesi dintorno.

Se questo argomento nel campo stagionale ha assunto una attenzione oramai nazionale, dovuto pure al discorso mal posto del reddito di cittadinanza che allontanerebbe dal lavoro (malpagato) tanti assistiti, bisogna anche considerare tutte le peculiarità locali del fenomeno. Essendo una città basata oramai soprattutto sulle entrate del turismo estivo, dove economia e politica sono in mano soprattutto ai vari grandi “prenditori” e renditieri del settore e della gestione privata dei beni comuni che accumulano così ricchezze che vanno sempre più concentrandosi nelle loro mani per essere poi reinvestite in ulteriori rendite soprattutto immobiliari e non nella creazione di nuovo lavoro qualificato, con i concittadini invece costretti al contempo invece ad emigrare, allora si comprende meglio quanto il discorso qui abbia una rilevanza ancora maggiore. In una realtà come Gaeta si evidenzia ancor di più come il discorso centrale non sia solo la condizione vergognosa dei contratti ma anche la questione centrale della distribuzione della ricchezza. Tanto più la ricchezza prodotta o acquisita dal lavoro è tanta e trasferita in campi speculativi, tanto più è evidente che se c’è disoccupazione e povertà allora c’è certamente qualcuno che si sta ingigantendo approfittando di chi soffre e suda. Se questo è vero su scala globale lo è anche per Gaeta dove la ricchezza è così tanta da rendere totalmente ingiustificate l’ulteriore disoccupazione, l’emigrazione, nonché le crisi abitative e i servizi scadenti. Lo stesso livello di ricchezza potrebbe dare da lavorare a più persone per meno ore di lavoro e a condizioni economiche e materiali migliori. In questo senso puntiamo qui il dito soprattutto contro i proprietari delle più grandi attività balneari e alberghieri di Gaeta, i loro rappresentanti politici, le loro connessioni con il settore delle speculazioni immobiliari ed edilizie, le loro politiche che hanno indebolito a tal punto il tessuto sociale da consegnare la città su un piatto alle mafie. Noi questo lo denunciamo da sempre, il dibattito sullo sfruttamento stagionale lo rende in qualche modo solo più chiaro.

C’è poi un’altra particolarità non solo gaetana, ma che qui certamente sussiste in modo comprovato pure dalle esperienze che i lavoratori stessi ci segnalano e che in futuro indagheremo con ancora più precisione. Parliamo della scarsissima presenza di istituzioni nel controllo delle condizioni del lavoro. Questo è un problema certo anche nazionale, laddove nel tempo gli ispettorati del lavoro e le forze dell’ordine preposte a questi controlli sono stati indeboliti oltre ogni misura nei numeri e nell’organico, evidentemente una scelta politica dei vari Governi di ogni colore che indistintamente per loro natura politica hanno tutelato gli interessi capitalistici padronali. Per ruolo politico ci sentiamo comunque tenuti ad agire per aiutare a limitare questa inefficienza in attesa di Governi migliori nell’interesse del popolo, anche per sgomberare il campo da sospetti di connivenze attuali fra parti delle istituzioni pubbliche ed imprenditori. Non è nostro stile puntare il dito contro chi con difficoltà oggettive svolge il proprio lavoro. Anzi, invitiamo gli organi locali preposti a questi controlli ad accettare l’aiuto che il Partito Comunista può offrirgli, non solo in termini appunto di dati ed esperienze che possiamo loro segnalare anche direttamente, ma anche partecipando ad eventi pubblici che potremo organizzare su questa tematiche, occasione offerta a loro per spiegare ed eventualmente denunciare le condizioni normative e materiali contrarie nelle quali sono costretti ad operare, le attività da loro comunque svolte, essere di stimolo alle classi politiche attualmente negligenti per rivedere le cose. Certo, sono assolutamente da evitare in futuro i casi di nostra conoscenza di esposti presentati alle forze dell’ordine dai lavoratori stessi sulle proprie condizioni finiti immediatamente nel dimenticatoio.

Nel denunciare tutto questo, rilanciamo il nostro appello ai lavoratori tutti a vedere nel Partito Comunista il loro naturale riferimento. Questo non solo per il ruolo e il lavoro da noi svolto finora nell’indagare e dare voce alle loro istanze e problematiche o sostenere loro mobilitazioni, così come nel supportarli nelle loro vertenze singole assolutamente giuste e spesso vinte. Avvertiamo una timida ma sempre più crescente pulsione fra i lavoratori precari tutti ad abbandonare l’attuale prevalente cultura remissiva, così come nell’ambito stagionale si sente sempre più il vuoto di rappresentanza prima ancora sindacale. È sempre nostro intento impegnarci per favorire l’aggregazione, l’associazione e l’unità nelle loro lotte. Invitiamo quindi i lavoratori a continuare a rivolgersi sempre più a noi per questi motivi. La nostra sezione è la loro casa politica. La nostra Linea Rossa è un filo diretto continuo con loro. Il Partito Comunista fatto di comunisti veri è stato e sarà sempre il partito dei lavoratori.

PARTITO COMUNISTA – GAETA – SEZIONE “MARIANO MANDOLESI”

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