Lo sport sempre in bilico tra business e passione

Pubblicità

stade-de-france-2

Dice: “E’ solo calcio”. certo. “Sono solo 11 figure che rincorrono un pallone”, corretto anche questo, eppure, dietro c’è – o dovrebbe esserci, nella gran parte dei casi il condizionale è d’obbligo – tutta un’impalcatura fatta di impegno, dedizione, sacrificio e passione; spesso però – ed i fatti locali delle ultime ore lo hanno confermato – fantomatiche “ragioni superiori” dettate da perversi incastri e giochi di compensazione inquinano tutto quel che dovrebbe essere “solo” un gioco facendolo diventare sempre più un business, un modo per far soldi al di là della pura passione che anima ancora qualche romantico sognatore.

Ed ecco che lo sport – perché il discorso è allargabile a tutto il mondo sportivo in generale – diventa una sorta di polso della situazione e termometro del rivoltante scenario attuale.

A_violenza_stadi_2E’ sempre maggiore la preponderanza di notizie extra-sportive rispetto a quelle legate alle mere performance degli atleti, soprattutto nel mondo pallonaro, lo sport nazionale, che sempre più spesso riempiono le pagine della cronaca e non certamente quella sportiva.

Situazioni “avvelenanti” l’intero panorama sportivo, che con esso hanno ben poco da spartire, contaminano anche i cosiddetti sport minori, che certamente proprio in quanto considerati tali fanno meno notizia; ci si riempie la bocca di complimenti nei confronti di atleti che riescono a sfondare, raggiungendo traguardi nazionali o mondiali, ma si abbandonano tutti quei ragazzi che si avvicinano allo sport, quasi fosse un parcheggio dove mandare i figli, senza insegnar loro quelli che sono i princìpi fondamentali dello sport.

scuola_calcioLealtà, correttezza sportiva, rispetto per l’avversario, fatica, sudore, sono termini che sono stati eliminati dal vocabolario del moderno sport, il principio secondo cui “L’importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene” sembra un pensiero senza più alcun valore; oggi tutti devono essere al massimo, altrimenti si viene estromessi.

Se nei campionati di categorie superiori il business è alla base della vita delle società, anche se non è giustificato, nelle categorie inferiori – specie a livello giovanile – diventa addirittura un cancro che divora la passione di chi ancora crede nello sport come momento di crescita ed aggregazione sociale.

Sempre più si sente parlare di aggressioni da parte di tifosi ai danni di allenatori e giocatori perché magari non si condividono le scelte, o nelle stesse società per avere una miglior collocazione all’interno delle strutture sportive; poi ci sono le lotte fratricide tra società che dovrebbero andare nella stessa direzione, ma che, invece, si combattono senza un reale motivo; anzi, il motivo c’è ma è quasi sempre di una futilità disarmante.

images (4)Infine, altro annoso problema sono le carenze strutturali che nel nostro territorio rappresentano una questione ultratrentennale; stadi e palazzetti fatiscenti, spesso pericolosi per l’incolumità dei ragazzi; strutture che molto spesso solo grazie all’intervento di soggetti privati tornano al loro splendore, mentre le amministrazioni comunali cavalcano progetti faraonici riempendo di fumo negli occhi i cittadini, quando si avvicinano le tornate elettorali; parole, nulla più, pronunciate sempre con il solito, fastidioso tempismo.

Parole, perché quando poi si tratta di tramutarle in fatti, ecco che prevalgono le logiche cosiddette “di palazzo”, con scelte discutibili che premiano sempre i soliti noti; tutto diventa un segreto di Pulcinella, tutti sanno chi, come, quando e perché ma nessuno smuove nulla; grovigli ed intrecci talmente fitti da scoraggiare chiunque dal provare a risolverli, perché, dopotutto, nel mondo di oggi nessuno di chi potrebbe fare avrebbe qualcosa da guadagnare da un’azione simile, tanto vale continuare con i compromessi dai quali in fin dei conti beneficiano sempre gli stessi.

Forse, per un attimo bisognerebbe fermarsi, avere il coraggio di fare tutti un passo indietro e farsi un profondo – chi più, chi meno – esame di coscienza: amministrazioni, società, genitori, tifosi.

1464107848848_calcioBisogna recuperare i princìpi fondamentali dello sport, accantonare il business, o almeno non farlo diventare il motore di tutto; lo sport è principalmente socializzazione, divertimento e momento di crescita, ed è in questa direzione che tutti dobbiamo remare per riportare la nave sulla rotta corretta, abbandonare gli sciocchi campanilismi locali, e ricreare un movimento sportivo vero e pulito che metta al centro prima di tutto i ragazzi e solo dopo, in coda ad ogni priorità, le società ed i dirigenti, che in molti casi si dimostrano sempre meno uomini di sport e sempre più motivati da intrighi e tornaconti personali.

Redazione Overtime RTG

Le3cshop.com