Mister Cianciaruso lascia. “Sono deluso, ma mi rimetterò subito in gioco”

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SPORT: Un fulmine in un cielo che poteva apparire sereno, ma che così sereno alla fine non era. Arrivano inesorabili, a metà luglio e dopo appena un mese di lavoro, le dimissioni di Alessandro Cianciaruso da tecnico della Polisportiva Gaeta.

Un cammino iniziato con la presentazione ufficiale in esclusiva per Telegolfo RTG, con l’entusiasmo dell’allenatore per una volontà societaria di ricostruzione di un progetto valido dopo i tanti anni di gestione Melchionna.

Una ricostruzione che avrebbe permesso a Cianciaruso di avere la supervisione tecnica di tutta la squadra, per un progetto che includeva anche la crescita di giovani leve del calcio gaetano.

Abbiamo sentito al telefono il mister, dopo che ci ha inviato la seguente lettera in cui, a malincuore, ha abbandonato l’incarico:

Cari tifosi biancorossi, cari calciatori e under, a malincuore con grande rammarico ed amarezza rassegno le mie dimissioni dopo averci pensato a lungo. Purtroppo nelle ultime ore si sono susseguiti troppi eventi negativi, la mancata entrata di alcuni sponsor importanti e molte situazioni ambigue hanno fatto sì che, per la salvaguardia dei calciatori in primis, per me in secundis, mi dimettessi forzatamente. Mi dispiace lasciare questa grande piazza, ma con i se e con i ma non si possono costruire progetti calcistici.

A Gaeta da subito mi sono sentito a casa mia con l’attaccamento morboso dell’amico Antonio Mazzara, stretto collaboratore, con il quale in poco tempo stavamo costruendo con minime risorse economiche una squadra competitiva e una programmazione duratura nel tempo, perché credevo fortemente in questo progetto di crescita dei giovani.

Purtroppo, il clima generatosi intorno a me negli ultimi tempi, mi ha reso consapevole di non sentire più la fiducia di realizzare il progetto, non essendoci più le condizioni per lavorare in serenità per tutta la durata del campionato.

Evidentemente, in questo calcio malato, non sono più sufficienti le peculiarità tecnico-tattiche e caratteriali del tecnico ma occorre dotarsi di sponsor al seguito.

Oggi il nuovo calcio non è più in mano al merito del campo, al controllo e riconoscimento dello spogliatoio e della squadra tutta, ma a finti direttori, pseudo allenatori e falsi dirigenti. Questo è il nostro malcostume. Per me il calcio è uno stile di vita e pura passione agonistica. Auguro al Gaeta Calcio tutte le fortune calcistiche. Saluto la città di Gaeta tutta!”

Mister Alessandro Cianciaruso.

Seppure la lettera appare chiara ci viene naturale chiedere che cosa sia successo, Alessandro.

Ho sposato pienamente il progetto Gaeta, un mese fa, perché mi erano state garantite una serie di cose, che oggi scopro non siano così veritiere come mi avevano fatto credere.

In che senso?

Oggi viviamo in un calcio malato, e quando lo definisco tale mi riferisco allo scomparire dell’aspetto tecnico/tattico. Ormai il calcio va avanti solo per aspetti strettamente economici. E questo non va bene, soprattutto se parliamo di categorie come la Promozione e l’Eccellenza. Gli allenatori vanno avanti solo con il cosiddetto budget economico che portano in dote, una cosa inammissibile.

Cosa è successo in queste ore?

Ho aspettato circa un mese per capire quanto potessero essere veritiere le promesse fattemi, c’ho messo la faccia con diversi giocatori per portarli a vestire la maglia del Gaeta. Giocatori di personalità, non facili da gestire, che però io avevo la certezza di riuscire a controllare. Ma le promesse e i presupposti fatti un mese fa già sono venuti meno e io non posso perdere la faccia con le persone che ho scelto per questo progetto.

Cosa è venuto a mancare?

Mi avevano detto di sponsor che avrebbero coperto tranquillamente le spese per il prossimo campionato, sponsor che però non hanno mai sposato il progetto, con mia assoluta sorpresa, viste le premesse che erano state poste in essere. Ma la mia amarezza non riguarda me stesso, io vivo il calcio come passione, ho il mio lavoro che mi permette di vivere bene con la mia famiglia. Il punto è che, per me, è più importante la mia squadra, sono più importanti i miei collaboratori: se prometto qualcosa a loro, coinvolgendoli e portandoli a giocare o lavorare per me, devo essere certo che la mia parola non possa essere intaccata. E’ una questione di dignità, che riguarda l’uomo ancor prima dell’essere allenatore.

Ora cosa succederà alla Polisportiva Gaeta?

Onestamente non lo so, cercheranno un allenatore “con dote”. Ma così non si va avanti, perché poi il tuo giocatore non ti riconosce come mister meritevole di darti consigli e di arrabbiarsi anche in alcuni frangenti. Vieni riconosciuto come persona che siede sulla panchina solo per “meriti economici”.

L’amarezza è ancora tanta e la si legge dalle tue parole, cosa farai adesso?

Ho tanta voglia di ricominciare e mi muoverò già nelle prossime ore. Non ho alcuna intenzione di fermarmi. Sì, sono amareggiato, perché per venire a Gaeta ho dovuto rifiutare altre proposte. Ma ho voglia di rimettermi subito al lavoro. Vedremo cosa accadrà.

di Vito Coppola

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