RIFORME. CONSIGLIO LAZIO CHIEDE MODIFICHE A TESTO GOVERNO

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No alla nomina di 21 senatori da parte del presidente della Repubblica; ripartizione dei seggi parametrata alla popolazione residente e non uguale per tutte le regioni; riequilibrare la competenza nella legislazione “concorrente” a favore delle Regioni e precisare meglio le materie esclusive dello Stato e quelle residuali delle Regioni; maggioranza assoluta della Camera dei Deputati per tutti i disegni di legge su cui il Senato esprima dissenso.

Sono questi i principali punti contenuti nell’ordine del giorno che il Consiglio regionale del Lazio ha approvato oggi a maggioranza sul tema delle riforme costituzionali, con riferimento particolare all’istituzione del Senato delle autonomie e alla riforma del titolo V della Costituzione contenute nel disegno di legge costituzionale licenziato il 31 marzo dal Consiglio dei ministri.

La votazione di oggi chiude la seduta straordinaria iniziata ieri e sospesa per mancanza del numero legale al momento del voto finale. Seduta che era stata convocata su invito della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, rivolto a tutte le Assemblee, per esaminare un documento sottoscritto il 27 marzo dal suo presidente, Eros Brega, e da quello della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi prima dell’approvazione del Ddl costituzionale.

 

Nel Lazio l’ordine del giorno è stato illustrato nel corso della seduta di ieri da Teresa Petrangolini (Per il Lazio), consigliere segretario dell’Ufficio di presidenza, la quale ha sottolineato l’importanza di questa riforma perché “migliora il funzionamento del sistema istituzionale, agevola la semplificazione amministrativa e risolve il problema dell’enorme contenzioso tra Stato e Regioni scaturito dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001”. Dopo aver ricordato il proficuo lavoro del ‘Comitato dei saggi’ istituito dal governo Letta e, soprattutto, l’esito della consultazione dei cittadini sulle riforme istituzionali “che ha visto una larghissima partecipazione popolare”, Petrangolini ha elencato i punti di divergenza rispetto al disegno di legge del Governo.

Sulla composizione del nuovo Senato delle autonomie il Consiglio regionale del Lazio ha espresso una netta contrarietà alla ipotesi della nomina di 21 senatori da parte del presidente della Repubblica. Secondo il Consiglio, infatti, i membri del Senato devono essere espressione solo delle Regioni e dei Comuni. A tal proposito, inoltre, a differenza di quanto scritto nel disegno di legge costituzionale, l’ordine del giorno chiede che la ripartizione dei seggi sia parametrata alla popolazione residente e non uguale per tutte le regioni. Sulle funzioni della nuova camera, poi, l’ordine del giorno chiede che si precisino meglio le competenze legislative esclusive dello Stato e quelle residuali delle Regioni, dato che il disegno di legge elimina dall’articolo 117 della Costituzione quelle che si definiscono “concorrenti”. Inoltre, viene chiesto che venga prevista una maggioranza assoluta della Camera dei Deputati per tutti i disegni di legge su cui il Senato esprima dissenso e una ‘clausola di salvaguardia’ mediante un voto favorevole preventivo del Senato nel corso del processo legislativo.

Infine, con due emendamenti proposti dal vicepresidente del Consiglio, Francesco Storace (La Destra), e approvati a maggioranza, viene chiesto di togliere dalla riforma costituzionale – e demandare a legge ordinaria dello Stato – le questioni relative agli emolumenti spettanti agli eletti nelle Regioni e ai fondi dei gruppi consiliari. Approvati anche quattro emendamenti del consigliere Gian Paolo Manzella (Per il Lazio).

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