SIMEONE: “SANITA’, L’EMERGENZA LATINA CHIAMA, ZINGARETTI NON RISPONDE”

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Intervento del consigliere regionale del Pdl, Giuseppe Simeone, a
seguito della mancanza di risposte ed azioni concrete, da parte del
commissario ad acta della sanità nel Lazio Zingaretti, a sostegno
delle strutture della provincia di Latina. Professionisti ed
eccellenze rischiano di questo passo l’implosione

“Le linee di principio sulla sanità, soprattutto quelle concentrate a
far uscire la Regione Lazio dal commissariamento, enunciate dal
presidente Zingaretti, sono condivisibili. Tuttavia sono fermamente
convinto che un settore così importante per la vita dei cittadini
debba essere gestito con estremo realismo altrimenti continuiamo ad
inseguire delle chimere. La salute è la precondizione di qualsiasi
ragionamento sulla qualità della vita dei cittadini perché è la vita
stessa. Per questo credo che politiche superficiali siano la prova di
una classe dirigente distante dai bisogni della comunità che
rappresenta. In questo consiglio, su questa materia, non possiamo e
non dobbiamo avere posizioni diverse. Non possiamo accettare che in
nome del risparmio cancelliamo del tutto la spesa sanitaria. La
Regione Lazio oggi vive dentro logiche esclusivamente ragionieristiche
e romanocentriche. Il compito della Regione deve essere attuare una
riforma che sia garante di un miglioramento della qualità delle
prestazioni, di valorizzazione delle eccellenze, di gestione
dell’emergenza, della sicurezza dei cittadini. Oggi tutto questo non
c’è. Sono mesi che ci stiamo battendo perché sia riconosciuto il
diritto alla cura e alla salute dei cittadini. Eppure tutti i nostri
sforzi per cercare di avere delle risposte dal presidente Zingaretti
sono caduti nel nulla. Dal presidente Zingaretti abbiamo ricevuto
ancora una volta solo linee di principio che si scontrano con la
realtà dei fatti. Mi riferisco alla totale assenza di risposte, da
parte del commissario ad acta, alla richiesta di deroghe per nuove
assunzioni, che avrebbero consentito di colmare le carenze dei reparti
negli ospedali della provincia pontina, effettuata dalla Asl di
Latina. I numeri sono importanti, i bilanci devono quadrare, ma se
nessuno comincia ad ascoltare l’anima e il cuore di ogni ospedale la
svolta nella sanità non avverrà mai. Nella provincia di Latina abbiamo
professionisti, infermieri, medici, portantini, addetti del 118, che
lavorano tutti i giorni per dare risposte ai cittadini e lo fanno
destreggiandosi con tagli dei posti letto, reparti che lavorano ad
ore, laboratori analisi che sono gestiti come l’ufficio postale. Una
situazione che non può andare oltre o si paralizzerà completamente il
settore, basta pensare che la Asl di Latina è passata da un costo del
personale di 214 milioni di euro, nel 2010, a 197 milioni di euro con
un risparmio di 16 milioni di euro e con un saldo tra ingressi
(comprese le sostituzioni per maternità) ed uscite di meno 261 unità.
Ci stiamo battendo, e continuerò a farlo in ogni sede, perché questa
rotta sia invertita. Gli ospedali della provincia di Latina stanno
sopravvivendo a stento. Per contrastare tutto questo il Santa Maria
Goretti deve tornare, immediatamente, Dea di II livello e la Asl
pontina non può essere parte della macro area 3, con il San Camillo
perché in questo modo, saranno caricati ai danni del nostro territorio
i buchi neri dei bilanci della sanità romana. Secondo questo piano
saranno ridotte le emodinamiche tra cui quella del Dono Svizzero di
Formia che fino ad oggi funzionava dalle 8 alle 17 nei giorni feriali,
ora addirittura solo la mattina, con l’obbligo di trasferimento dei
pazienti al Goretti di Latina. Questo significa che il sabato, la
domenica e negli orari notturni avere un infarto è vietato. Mi sembra
che stiamo sfiorando il ridicolo. Per non parlare degli ospedali di
Fondi e Terracina e delle preoccupazioni formalizzate in quattro note
inviate, tanto quanto ignorate, al commissario Zingaretti dai sindaci
del Comprensorio Centro che non sono riusciti ancora ad avere un
incontro diretto con il presidente Zingaretti e si sono visti negare
qualsiasi confronto. Dobbiamo rivedere, ora, il servizio di emergenza
urgenza dell’Ares 118 che, così come è stato strutturato, senza la
presenza di un medico su tutte le ambulanze, sta mettendo ogni giorno
a rischio la vita dei cittadini. Lo stesso vale per il piano di
abbattimento delle liste di attesa che risulta essere solo una
dichiarazione di intenti. Il piano promosso dal presidente Zingaretti
non dice come intende raggiungere questi standard dai quali siamo
lontanissimi visto che per una visita Endocrinologica, i cui tempi di
attesa per legge non dovrebbero superare i 30 giorni, a Latina non
accettano prenotazioni, per la gastroscopia, non ci sono disponibilità
e a Latina come in altre Asl è necessario aspettare tra i 120 e i 300
giorni, la colonscopia  si può fare solo a partire dai 240 giorni, una
Ecografia addome completo alla Asl Latina necessita da un minimo di
150 giorni ad un massimo di 330, per l’ecografia tiroide-paratiroide
la situazione è addirittura drammatica visto che si raggiunge l’anno
di attesa, per la risonanza magnetica: nessuna disponibilità per la
Asl Latina così come in molte altre strutture della Regione.  Non
possiamo e non accetteremo tempi di attesa biblici come questi.
Garantire equità di accesso e di trattamento per tutti i pazienti,
superare le carenze assistenziali che penalizzano i cittadini, questo
il nostro unico obiettivo. Per questo non è possibile assistere ad un
riparto finanziario nel Lazio in cui la regione destina una spesa pro
capite per ogni abitante della provincia di Latina pari a 1600 euro a
fronte dei 1900 euro pro capite nell’ area romana. Perché questa
disparità di trattamento tra i cittadini delle province e quelli di
Roma? Zingaretti non può più sottrarsi ma deve fornirci risposte
chiare e immediate a queste domande. Deve dire quale modello di sanità
viene proposto? Non si può accettare nessun taglio indiscriminato se
non prima aver chiarito la opportunità, la appropriatezza di quel
taglio, consapevoli che la riduzione dei posti letto od un
accorpamento tra aree omogenee non cambia la sostanza, laddove restano
intaccati i livelli essenziali di assistenza. Da sempre sosteniamo la
necessità di attuare la spending review ma questo non significa
applicare tagli lineari e automatici come è avvenuto sinora. Spending
review non significa tagliare ma riqualificare creando amministrazioni
più efficienti e garanti di alta qualità nei servizi. Questo è il
nostro obiettivo, questo il nostro modo di fare politica per e con i
cittadini”.

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