Cassino: Stellantis, piano per le uscite volontarie. 80mila euro a chi ha più di 55 anni

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Si riduce ulteriormente il personale di Stellantis. Dopo 126mila euro lordi offerti a Dicembre a Mirafiori, tocca ora allo stabilimento di Cassino vivere una situazione simile. Chi vuole lasciare il posto riceverà un compenso fino ad 80mila euro se si hanno più di 55 anni, partendo da un minimo di 35mila euro per gli operai con minor anzianità.

Come ricorda IlGazzettino, il plant di Piedimente San Germano, nel frusinate, rischia di scendere sotto quota 2.500 dipendenti con questo piano di uscite, di conseguenza si sarebbero dimezzati gli occupanti nel giro di sette anni (nel 2017 erano 5.000).

Un calo che è iniziato nel 2018 e che ha portato la fabbrica a scendere sotto i 3.000 occupati per la prima volta nel 2023. Oggi se ne contano 2.800 ma ancora per poco visto che venerdì scorso è stata siglata l’intesa per le uscite anticipate.

La proposta d’uscita di Stellantis riguarda 560 operai, ma al momento l’accordo con le sigle sindacali non è stato raggiunto, visto che i sindacati consentirebbero un massimo di 200 uscite: bisognerà trovare la quadra entro domani, giovedì 28 marzo.

Il problema è che le uscite non verranno compensate da nuove assunzioni, di conseguenza l’emorragia di operai continuerà. «Si prosegue nell’azione di svuotamento degli stabilimenti Stellantis, un pessimo segnale se considerato che queste uscite non sono compensate con l’assunzione di giovani, che darebbero un’importante prospettiva per il futuro» le parole del leader nazionale della Fiom-Cgil.

Donati Gatti, segretario della federazione provinciale di Frosinone, aggiunge: «Si tratta di un’altra procedura di esodi incentivati proprio nel corso del confronto con il Ministero nell’ambito del tavolo automotive, fortemente voluto dalla Fiom-Cgil per affrontare la questione di un intero settore che, nelle difficoltà determinate dalla transizione all’elettrico, sta attraversando una profonda crisi in particolare dovuta alle scelte strategiche di Stellantis nel nostro Paese, contraddistinte da scarsi investimenti, incertezze per il futuro delle produzioni, e una continua riduzione dell’organico attraverso un ingente utilizzo di risorse economiche, ottenute sulle pelle dei lavoratori, molti dei quali, in cassa integrazione o impegnati in trasferte di centinaia di chilometri».

Una notizia, come anticipato dallo stesso Gatti, che giunge in un momento di grande incertezza per il settore automotive italiano, con ilgoverno che pare abbia contattato Tesla per produrre il Camion elettrico Semi nel nostro Paese per provare a risollevare una produzione ben lontana dall’obiettivo del milione di auto prodotte.

Fonte: Il Gazzettino

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