Formia: Paola Villa. “Una storia di ordinaria amministrazione in un periodo di ordinaria follia…..”

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Proprio in questi giorni in cui si ricorda l’inizio dell’incubo del covid – erano i primissimi giorni di marzo 2020 – in cui si ricordano le chiusure, gli isolamenti, le scuole interdette, la paura, i primi morti, le bare allineate e caricate sui camion, proprio in questi giorni, si conclude con una netta e definitiva archiviazione una vicenda giudiziaria che mi ha visto coinvolta, come sindaco di Formia, per aver preso serie e nette decisioni in quel periodo assurdo.

Una vicenda di ordinaria amministrazione in un periodo di ordinaria follia.

Una vicenda legata al coronavirus, ai decreti restrittivi e limitativi, ai divieti netti e senza possibilità di deroga.

La storia nasce dopo una querela per vari reati, quello che mi colpì di più è il reato di violenza privata, che avrei perpetrato su delle minori per aver fatto rispettare il decreto regionale in materia sanitaria che riguardava tutte le strutture di accoglienza per i minori affidati ai tutori e molti dei quali vivono nelle cosiddette “case di accoglienza”.

Aver preteso che le minori lo rispettassero “come imponeva la legge per la loro sicurezza sanitaria”.

Una vicenda che si è subito rivelata surreale, ma che mi ha visto coinvolta non solo giuridicamente ma anche e soprattutto emotivamente. Perché parlava di ragazzi giovani, della loro sicurezza e allo stesso tempo della loro limitata libertà. Perché parlava di scelte difficili, scelte limitanti ma doverosamente prese. Perché bisognava prima pensare al benessere fisico e poi a tutto il resto. Perché erano troppi i ricoverati e troppo pochi i respiratori.

Perché prima di essere sindaco ero e sono una insegnante e i ragazzi sono la ragione di tutto il lavoro, i ragazzi restano sempre al centro di tutto.

Una vicenda che ci ha portato a momenti che oggi sembrano dimenticati, ma che abbiamo vissuto appena quattro anni fa, che ci hanno condizionato la vita, le scelte, il futuro nostro e di chi ci è stato e ci è ancora affianco.

La vicenda oggi si è chiusa, definitivamente archiviata, perché “il reato non sussiste”.

È stato assurdo aver fatto il sindaco in quegli 11 mesi di follia, ma fiera di averlo fatto mettendo sempre la tutela della salute dei cittadini al primo posto, con enorme fatica, ma senza alcun rimpianto.

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