L’ARCIVESCOVO PARTECIPA ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DEL DIACONO VINCENZO TESTA “PAROLE DAL CUORE. LETTERA ALLA SPOSA”

pubblicità

La prestigiosa casa editrice Edizioni Paoline ha in catalogo il libro “Parole dal cuore. Lettera alla mia sposa”, una lunga missiva che il diacono e giornalista Vincenzo Testa ha scritto alla sua consorte Francesca Maria Forgetta, docente di religione e madre dei suoi due figli, in occasione del loro 25° anniversario di matrimonio, che cade il prossimo 27 agosto.

Vincenzo Testa è laureato in filosofia, giornalista pubblicista, diacono permanente dal 2007 e svolge il suo ministero nell’Arcidiocesi di Gaeta, dove è responsabile della pagina domenicale diocesana del quotidiano L’Avvenire.

Da più di trent’anni si occupa di comunicazione, collaborando con giornali, riviste, radio e siti web. Insieme alla moglie ha curato le riflessioni ai Vangeli festivi per il mensile Il Cenacolo e attualmente per il sito: www.korazym.org

Dopo la prima presentazione presso il Santuario Diocesano di Santa Maria del Piano in Ausonia tenutasi l’11 aprile scorso, al quale l’autore è molto legato fin da bambino affidando il tutto a Maria, mamma e sposa, si terrà una seconda presentazione a Gaeta presso la Sala dei Martiri del Santuario della Montagna Spaccata venerdì 2 maggio alle ore 16.30.

Interverranno, oltre all’Arcivescovo di Gaeta, il parroco e priore della Fraternità di San Bonifacio don Francesco Guglietta e il poeta e giornalista Sandra Cervone, moderatore il docente e giornalista Filippo Di Cuffa, intermezzi musicali a cura del maestro Manuel Tucciarone.

Il libro gode della prefazione del nostro Arcivescovo e l’introduzione di don Francesco Guglietta; inoltre ha una post fazione di Suor Maria Pia Giudici dell’Eremo di San Biagio in Subiaco.

Nella prefazione S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio scrive: “Una casa sempre aperta: ecco sintetizzata in una frase l’esperienza di una coppia che ha aperto sia i propri luoghi, quelli del vivere quotidiano, al Signore e ai fratelli, ma anche i loro stessi cuori. Quello di Vincenzo costituisce un racconto sincero che rivela nello scorrere della quotidianità la straordinaria presenza, silenziosa e costante, del Dio di Gesù Cristo nella storia dell’uomo. Nelle tappe di questa storia familiare si comincia dal fidanzamento, tempo di tanti sguardi e di poche parole che sembrano ricordare quelle vibranti e appassionate dell’amato del Cantico dei Cantici: «Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo» (Ct 4,9). Un amore nel quale entra anche, come ricordo della Passione di Cristo, l’esperienza della croce, vissuta senza fughe, né rifiuti, ma nella condivisione e nella fede. La tenerezza pervade poi il capitolo dedicato al matrimonio, alla sua preparazione e celebrazione, non rifiutando mai uno sguardo sincero sulla loro realtà, come ad esempio, il giudizio su corsi prematrimoniali che poco avevano da comunicare rispetto alla fede, oppure sulla costante e premurosa presenza di validi sacerdoti al loro fianco.

Dal momento del matrimonio, Vincenzo sottolinea il balzo in avanti fatto assieme alla sua sposa Franca, con il dono di due figli, ma anche il balzo in avanti come cristiani che sentono di essere pietre vive all’interno della comunità cristiana (cfr. 1Pt 2,4 – 10). Legato a questo passaggio è l’esperienza della preghiera, che segna la maturità della nostra coppia. Prima Vincenzo ne sottolinea le difficoltà su più fronti, ma da laici e sposi impegnati poi afferma che “a volte ci capita di pregare anche di notte”. Come il salmista che canta sulla cetra: «Di giorno il Signore mi dona la sua grazia, di notte per lui innalzo il mio canto: la mia preghiera al Dio vivente» (Sal 41,9). L’impegno nei corsi parrocchiali di preparazione al matrimonio (quasi un contrappasso rispetto alla loro storia precedente!) e nei vari movimenti ecclesiali giunge però a un nuovo punto di svolta che dà ai nostri sposi la nota caratteristica della diakonia, del servizio. Vincenzo racconta della chiamata all’ordine sacro del diaconato, una chiamata, che porta dentro, inevitabilmente, anche Franca. Per questa chiamata, esigente ed entusiasmante, Vincenzo si mette nelle mani della Chiesa al servizio del popolo di Dio e la sua sposa premurosamente lo segue, lo sostiene e contribuisce anch’ella all’edificazione del Corpo mistico (cfr. 1Cor 12,1-31). In verità verso la fine, Vincenzo si accorge di aver messo in secondo piano le gemme che sono i suoi figli, e perciò ripercorre la storia di questi giovani attraverso il suo sguardo amoroso di padre. Come padre nella fede in questa Chiesa di Gaeta anch’io sono entrato nella storia di questa coppia diaconale, Vincenzo e Franca. Da me inviato in una comunità parrocchiale, ha saputo, come lui stesso dice, fare “da ponte tra la comunità e il parroco” facendo leva sulla vocazione di speciale consacrazione all’ordine diaconale.

Hanno aperto una nuova strada spendendosi con coraggio alla sequela di Cristo. Il mio augurio è che possano crescere sempre più nell’imitazione della casa di Nazareth, della quale scrisse il servo di Dio Papa Paolo VI: “La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo”.

 

Pubblicità