Nei giorni 31 maggio 1 e 2 giugno sono stata invitata da Giulio Ciuferri, responsabile tecnico dell’A.S.D. “Pallavolando a tutto tondo” di Aprilia a partecipare come spettatrice a una manifestazione sportiva nazionale indetta dalle A.C.L.I. (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), a Grottammare (Ascoli Piceno) in cui si sono svolte le finali di diverse discipline sportive (calcio, pallavolo, ginnastica ritmica, arti marziali, nuoto e “sitting volley”). Sono stati tre giorni intensi, ricchi di sport. Senza dubbio il “sitting volley” è la disciplina che mi ha colpito di più. Il “sitting volley” è uno sport derivato dalla pallavolo, inventato nei Paesi Bassi nel 1957 come sport adattato per la pratica sportiva delle persone diversamente abili. Consiste in una pallavolo giocata stando seduti sul pavimento con il campo più piccolo e con la rete più bassa: Il giocatore che tocca la palla deve trovarsi con una parte del corpo dalle natiche alle spalle a contatto con il terreno nel momento in cui tocca la palla. Per la sua particolarità, il “sitting volley” ha la caratteristica di favorire l’integrazione sociale delle persone diversamente abili, dato che può essere praticato sia da soggetti diversamente abili, sia normodotati in uno schema d’insieme e contro (possono giocare sia nella stessa squadra sia contro). Decido quindi di fare qualche domanda a Giulio Ciuferri. Queste le sue dichiarazioni: “Nasco come atleta di pallavolo praticando questo sport da oltre 30 anni. Ho conosciuto il “sitting volley” nel 2006 a Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina) per lavoro (facevo parte di una missione umanitaria). Appena rientrato in Italia ho iniziato a studiarlo, ma non ho trovato nulla che potesse aiutarmi ad evolvermi. Nel 2008 torno a Sarajevo e ho la fortuna di potermi allenare con dei ragazzi che praticavano il sitting. Rientrato in Italia ho iniziato a cercare realtà sul territorio nazionale, atleti che potevano praticare questo sport, ma la ricerca non ha dato gli esiti sperati. Sfruttando l’esperienza d’altri allenatori ho pensato “adattare”, riadattando, il sitting, ideando il “sitting volley rilanciato”, (disciplina che permette di poter bloccare il pallone, trattenendolo per un breve periodo e rilanciarlo ad un compagno o nel campo avversario), facendo in modo che questa disciplina potesse essere svolta da persone con difficoltà relazionale ed anche fisica in quanto non prevede la posizione eretta e, quindi, difficoltà di gestione dell’equilibrio. Primo passo: nel 2008 firmo un protocollo d’intesa con l’A.G.P.H.A. (Associazione genitori portatori handicap di Aprilia). Da lì poi le cose hanno iniziato lentamente a muoversi e in questi 5 anni il “sitting volley” è uno sport che sta prendendo sempre più quota. Dà la possibilità a persone disabili e normodotate di giocare insieme, di creare legami d’amicizia, di sfidare i propri limiti, di sentirsi parte integrante in una squadra”. Generalmente le persone con handicap tendono a venire isolate, a chiudersi in un loro cerchio ristretto d’amici e familiari. Il sitting volley da loro la possibilità di uscire, di interagire, di comunicare in un linguaggio che non ha diversità tra disabile e normodotato, e questo linguaggio si chiama SPORT.
Barbara Balestrieri
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