Regione Lazio: la riforma dell’agriturismo

pubblicità

Grazie alla riforma, gli agriturismi potranno  essere costituiti solo da imprese agricole che svolgono anche attività di ricezione, ospitalità e ristoro.

Introdotta dalla Regione Lazio una nuova classificazione per valutare qualità, comfort e servizi offerti alla clientela. Il simbolo che è stato scelto è il sole. Le imprese potranno ottenerne da uno a cinque, come la stella per gli alberghi.. Queste strutture potranno stipulare accordi per le forniture con gli imprenditori agricoli delle zone limitrofe, favorendo in questo modo i prodotti del Lazio.

Sulle attività connesse, e sulle imprese agricole in generale, l’art. 2135 del Codice Civile, con le modifiche introdotte nel 2001, ha inquadrato oltremodo anche le modalità fiscali per le attività connesse, “rispolverando”  gli indici di redditività.

La modifica della normativa relativa agli agriturismi, approvata dalla Giunta Zingaretti, ha l’obiettivo di dare nuova linfa al turismo, valorizzando le eccellenze agroalimentari  e la bellezza del territorio laziale.

Gli agriturismi  nascono e vivono come “attività connessa” a quella agricola.

Vale a dire che l’agriturismo “non esiste” senza l’azienda agricola, e nell’agricoltura ha i suoi punti di forza e la sua distintività rispetto a qualsiasi altra forma di turismo che si svolge in aree rurali e che dalla “ruralità” vuole trarre il suo elemento di competitività.

Sono queste le motivazioni che sostengono la definitiva indicazione proveniente dalla nuova legge per la quale si considera operatore agrituristico soltanto l’imprenditore agricolo che svolge attività agrituristica, intesa come l’attività  di   ricezione  e ospitalità o di ristoro esercitata, nei  limiti  previsti  dall’art. 2135 del codice civile, attraverso l’utilizzo della propria azienda, in rapporto di connessione e complementarietà rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento di animali, acquacoltura e pesca che devono comunque rimanere principali.

Con questa norma si farà chiarezza sulle strutture, anche nella provincia di Latina e delle isole minori, Ponza e Ventotene, dove il pescaturismo e l’ittiturismo potranno diventare l’elemento trainante di una nuova economia turistico-ambientale, di monitoraggio e controllo del mare, del territorio, delle bellezze naturali.

Come affermo ormai da anni, anche attraverso la pubblicazione nel 2007 del Libro “ L’Imprenditore Agricolo Professionale – Tra acquacoltura e pescaturismo”, solo attraverso la valorizzazione delle attività primarie, sarà possibile rilanciare un turismo di qualità, che sappia apprezzare le nuove attività agro-ittiche, come ad esempio la degustazione di prodotti tipici locali, ma anche e soprattutto richiamando l’attenzione di un turista in grado di cogliere tutte le peculiarità di un determinato territorio.

Dalla cozza al carciofo, dalla tellina ai funghi, dal pescato locale ai formaggi freschi, dall’olio d’oliva alle carni, la scelta che si presenta puntando sulla qualità e sulla tracciabilità, è ampia e gustosa.

Ora è il nostro turno, o meglio, degli Enti Pubblici, lavorare affinchè questa norma venga conosciuta e promossa su tutto il territorio.

Pubblicità