Rif. Comunista: Il buco nelle casse comunali non è cosa da poco

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Nel dicembre 2013 il sindaco Bartolomeo rispose, sollecitato da alcuni consiglieri di minoranza che lo chiedevano, che il comune di Formia non si sarebbe costituito parte civile nel processo per il fallimento della Formia Servizi, tra l’altro, perché dal fallimento della società mista il comune di Formia non aveva subito alcun danno.
Nel gennaio 2014, preso atto della mancata costituzione parte civile del nostro comune, ne chiedemmo le sue dimissioni, in quanto da noi considerato “responsabile del tentativo di sottrarsi alle responsabilità che impone il ruolo che attualmente riveste, e cioè di difensore degli interessi della collettività, cosa che ha deciso di non fare negando la costituzione parte civile del comune di Formia nel processo contro gli amministratori e politici per il fallimento della Formia Servizi.”. (il presente è d’obbligo).
Il nostro appello non solo rimase inascoltato, ma anzi fummo subito tacciati di essere degli incompetenti. Infatti, qualche giorno dopo, il sindaco Bartolomeo ribadì che : “al Comune la Formia Servizi non ha causato danni da richiedere un intervento specifico dell’amministrazione in sede di giudizio” , più in dettaglio giustificava il sindaco “Il presunto danno di tributi non versati cui fa riferimento la Corte dei Conti riguarda una società di diritto privato e ci sono numerose sentenze della Cassazione a sezioni riunite che confermano questo orientamento.” Ritenendo sufficienti per il comune le garanzie date dall’iscrizione da parte della curatela delle somme relative a Tarsu e Tosap nella massa fallimentare.
La procura regionale – sezione giurisdizionale per la Regione Lazio, presso la Corte dei Conti, non sembra pensarla allo stesso modo. Infatti la magistratura contabile ha inviato un atto di citazione a comparire per l’udienza di condanna al pagamento in favore del Comune di Formia a carico di Massimo Vernetti (ex a.d.), e per tutti ex presidenti e componenti del Cda e del collegio dei revisori di FormiaServizi, tra cui: Patrizia Averaimo, Giuseppe Cannavale, Gianluca Giattino, Giuseppe Masiello (questi notoriamente riconducibili al PD), Giacomo De Luca, Mario Galasso, Alessandro Mauro, Loredana Pugliese, Vincenzo Palmaccio ed Erasmo Scipione.
Tutti, a vario titolo, devono rispondere di mancati pagamenti al Comune dovuti a: canoni per un totale di circa 205mila euro; Tarsu e Tosap per un totale di 919mila euro; nonché per la svalutazione della quota sociale del Comune per un valore di 303mila euro” (fonte: Il Quotidiano di Latina). In totale € 1427000, in soldoni, per ogni cittadino, neonati compresi, un danno di circa 30 euro.
Un danno erariale considerevole, altro che fallimento di una società privata, di cui oggi la Corte dei Conti mostra alla città la portata nella sua interezza.
Una società, la Formia Servizi, nata sotto l’egida del PD all’epoca della “terza via” liberista di questo partito. Ragion per cui da difendere a tutti i costi, anche a rischio di danneggiare le casse del comune e le tasche dei cittadini.
La contrapposizione tra il sindaco Bartolomeo ed i suoi compagni di partito, già consiglieri di amministrazione, tra cui pezzi “pesanti” della sua giunta, è talmente forte da indurre questo non far costituire il Comune in giudizio, nonostante in passato abbia già fatto atti del genere.
Una brutta storia, un altro esempio di “due pesi e due misure”, che ancora una volta dimostra come il confine tra questa maggioranza e quella che l’ha preceduta sia talmente labile, da non riconoscere i modi dei primi rispetto ai secondi.
La nostra convinzione che il sindaco attuale, sconfessato dalle valutazioni della procura della corte dei conti, farebbe meglio a rassegnare le dimissioni. Sicuramente a giovarsene sarebbero in primis cittadini onesti di questa città e subito dopo chi crede nella politica come un servizio e non l’occasione per sostenere le proprie clientele.


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