Roma: Il TPC, Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ha inaugurato una mostra di reperti trafugati

Il Mondo Le3c

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Il 4 giugno 2025, a Roma, nel Casino dell’Orologio di Villa Borghese, nell’ambito delle  celebrazioni per il 211° Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri, alla presenza del Comandante Generale dell’Arma, Gen. C.A. Salvatore Luongo, è stata inaugurata una mostra (dal 4 al 6 giugno )  organizzata dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) con la collaborazione di Magister Art , dove è possibile ammirare reperti illecitamente trafugati a Villa Borghese e recuperati dal Reparto Speciale.
Nell’occasione, il Generale di Divisione Francesco Gargaro, Comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, ha consegnato a Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali, due sculture romane trafugate da Villa Borghese.
Il lavoro investigativo condotto dai Carabinieri TPC ha permesso il recupero di importanti testimonianze dell’antica arte romana. Tra queste la statua femminile di Musa, fine II – inizi I sec. a.C., recuperata nel mese di febbraio 2025 dal “Carlos Museum dell’Emory University” di Atlanta (USA) a seguito di un accordo culturale sottoscritto dal Ministero della Cultura.
La scultura, donata nel 1885 da Beatrice Castellani, nipote del Direttore dei Musei Capitolini Augusto Castellani, era entrata a far parte dei beni di proprietà del Comune di Roma nel 1888 al termine di un lungo iter amministrativo e la lettura dell’atto di donazione consente di ricostruire le informazioni in merito al suo ritrovamento e alla sua esposizione. Risulta, infatti, che l’opera fosse “oggetto superstite del celeberrimo museo, posto insieme dal Colozio nei giardini Coloziani, poi Del Bufalo ora Castellani, ornati e abbelliti da Polidoro Caravaggio”, demolito nel 1885 per la realizzazione del nuovo Palazzo Castellani in via del Tritone, tra piazza Barberini e piazza Colonna.
Agli inizi del ‘900 la statua era esposta nel giardino del Palazzo dei Conservatori e poi trasferita negli anni ’20 a Villa Borghese insieme ad altre opere che risultano censite negli inventari di studiosi come Paolino Mingazzini, Paul Arndt e Walther Amelung.
Non si conosce l’anno esatto in cui avvenne il suo trafugamento ma l’opera, dopo essere transitata in alcune collezioni private statunitensi, è pervenuta al Carlos Museum della Emory University che ha permesso la sua restituzione con la sottoscrizione di un accordo culturale.
Grazie all’attività investigativa e alla cooperazione internazionale i beni culturali illegalmente sottratti vengono localizzati all’estero, ma talvolta gli strumenti giudiziari non sono sufficienti a consentirne il rientro in Italia. Subentra quindi la “diplomazia culturale”, strumento che promuove il dialogo, la comprensione e la cooperazione tra le nazioni attraverso accordi bilaterali, favorendo in questo modo la costruzione di relazioni positive per la tutela del patrimonio culturale.
Grazie agli accordi culturali stipulati dal Ministero della Cultura con istituzioni museali statunitensi, conseguenti comunque ad attività giudiziarie, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ha potuto riconquistare un ingente numero di beni culturali usciti illecitamente dal territorio nazionale e provento di furto o di saccheggi di aree archeologiche.
Unitamente alla statua di Villa Borghese, è stata restituita anche una testa di divinità maschile arcaicizzante della fine del I – inizio I sec. d.C. che era stata localizzata attraverso un controllo sul web di una nota casa d’aste statunitense, presente in un lotto la cui vendita era prevista per il mese di febbraio 2025. 
I successivi accertamenti hanno consentito di accertarne la provenienza e ricostruirne il percorso che l’ha condotta oltreoceano. La scultura, appartenente in origine ad una delle collezioni dell’ex Orto Botanico di Roma e confluita nell’Antiquarium del Celio, risultava negli inventari ed era custodita nel magazzino dedicato alla conservazione delle sculture, presso il Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini e una foto d’epoca in bianco e nero la raffigurava unitamente ad altri sette busti in marmo di epoca romana. Nel 1965, a seguito di una ricognizione degli atti, ne fu scoperta la sottrazione. 
Nel corso del tempo l’Antiquarium del Celio è stato, purtroppo, interessato da diversi furti di materiale archeologico che, in gran parte, è stato recuperato dai Carabinieri dell’Arte.
L’opera è stata formalmente restituita e rimpatriata dagli USA a febbraio 2025.
Per queste attività investigative, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) si avvale della “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, un archivio informatizzato che, inizialmente in formato cartaceo, costituisce il più grande sistema di catalogazione al mondo dedicato alle opere d’arte rubate e che conserva informazioni su oltre 1.300.000 opere da ricercare, di cui oltre 1.000.000 con immagini.
Quotidianamente consultata dai militari, sia d’iniziativa che a seguito di richieste presentate dagli operatori del settore, tra cui antiquari e case d’asta, consente di individuare i beni culturali da ricercare.
Le restrizioni della pandemia del 2020 non hanno permesso di valorizzare adeguatamente altri due importanti recuperi di beni culturali effettuati all’estero nel 2019 dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Si tratta della statua in marmo raffigurante Diana cacciatrice e di un frammento di sarcofago romano rimpatriati rispettivamente dalla Spagna e dall’Inghilterra e rubati anche essi da Villa Borghese. 
La rappresentazione stilistica di Diana, attribuita allo scultore Bartolomeo Cavaceppi (1715-1799), trafugata fra il 3 e il 5 ottobre 2005 dall’interno di Villa Borghese del Comune di Roma,  era collocata originariamente in uno dei due giardini all’italiana di piazzale Firdusi. I ladri l’avevano scardinata dal suo basamento e fatta precipitare all’interno del cassone di un autocarro imbottito di materassi per attutirne la caduta ed evitarne la rottura. 
Esportata illegalmente in Spagna, venne individuata anche grazie al contributo della polizia spagnola, nell’ambito di un procedimento penale condotto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, presso un antiquario di Barcellona che l’aveva ricettata unitamente ad altre opere, tra cui una statua di Musa, rubata nella villa romana di un noto attore italiano e un busto romano asportato dall’Orto botanico di Roma. 
L’opera è stata rimpatriata dalla Spagna nel febbraio del 2019.
Il frammento di cassa di sarcofago con la raffigurazione di Satiro e Menade, prima metà del II sec. d.C., venne asportato il 15 maggio 1995 dalla facciata esterna della scuola materna “Pinciana”, all’interno dei giardini di Villa Borghese del Comune di Roma. Immesso nel mercato antiquario è rimasto per anni presso un collezionista inglese fino a quando venne individuata grazie ai controlli effettuati attraverso la “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, allorquando fu nuovamente messa in vendita presso una importante casa d’aste che ha collaborato fattivamente per la sua restituzione.
L’opera è stata rimpatriata da Londra nel febbraio del 2019.
Le opere esposte in occasione delle celebrazioni del 211° Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri e contestualmente restituite alla Sovrintendenza Capitolina vogliono testimoniare storie diverse di indagini concluse a lieto fine nonché il costante impegno del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale per la salvaguardia di un patrimonio fragile da custodire e proteggere a tutti i costi.


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