“Sinfonia notturna”: il nuovo cortometraggio dei fratelli Latilla.

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Una discesa negli Inferi, negli abissi più profondi dell’animo umano, in cui la sfida tra bene e male
si apre sul tappeto del mondo, coprendo con un velo il sottile confine tra ombra e luce. Sono questi i
temi, i topoi narrativi che animano l’ultima opera dei fratelli Latilla, attraverso un racconto
enigmatico tra diavoli, spiriti e santi. Una fiaba dark scritta da Francesco e Gianmarco Latilla e
Valerio Molinaro e prodotta da La Cinearte Produzioni, in collaborazione con Koinè APS e con il
supporto di Panama Multimedia Production che prosegue una ricerca artistica tutta orientata
all’ineffabile, all’invisibile e all’inesprimibile, e che vede nel Cinema non solo uno strumento di
intrattenimento, ma soprattutto un metodo, un’indagine nel cuore dell’uomo e del mondo.


Lenola, situata nel cuore del sud pontino, è una piccola perla; un borgo dal fascino misterioso e
fiabesco la cui storia è permeata da leggende e racconti spirituali. Un luogo magico che si sposa
perfettamente con il nostro cinema, in un’armonia perfetta tra passato e presente, realismo magico e
poesia. È proprio in questo scenario suggestivo che prende forma la storia che riprende le vicende di
Gabriele Mattei, e della sua storia di redenzione tra Diavolo e Vergine, assassinio e grazia,
ambientata in una attualità estremamente a temporale che favorisce un’atmosfera straniante che
prelude l’incontro con il male e quello con la salvezza.


Difatti il protagonista, per salvare la sorella scende a patti con una figura mefistofelica, oscura e
viscida come il peccato. Un’entità che dopo aver ottemperato al loro disperato patto infernale gli
ordina di commettere un omicidio in modo da ricompensare col sangue la loro intesa.
Quell’assassinio in una gioiosa e spettrale notte di carnevale tra maschere che rimandano al
pantheon di Edgar Allan Poe e luoghi, case ed oggetti che sembrano quasi posseduti come in una
sorta di mondo landolfiano, riserverà delle sorprese al nostro protagonista.


Attraverso una regia asciutta e cupa, in bilico tra epifanie apollinee e incubi dionisiaci, i fratelli
Latilla donano un ritratto del Mattei secondo una nuova chiave, grazie anche alla fotografia a cura
di Piero Calvarese e Luca Eleuteri, e alle musiche del Maestro Alfredo Cerrito, che spaziano tra
sonorità dissonanti, taglienti, e monumentalità orchestrale.
Le musiche originali del Maestro Alfredo Cerrito rappresentano una componente fondamentale
dell’opera. Attraverso un sapiente intreccio di dissonanze taglienti, timbri cupi e solenni impennate
orchestrali, Cerrito costruisce un paesaggio sonoro che amplifica la tensione narrativa e
accompagna lo spettatore in un viaggio interiore profondo e disturbante. La sua colonna sonora si
muove tra inquietudini elettroniche e riverberi sacri, evocando tanto la liturgia quanto l’incubo, e
conferisce al film una dimensione rituale e metafisica.

In “Sinfonia notturna”, il suono non è solo accompagnamento, ma voce autonoma del racconto, personaggio invisibile che dialoga con i silenzi, le ombre e le apparizioni. Una composizione che testimonia la maturità artistica del compositore e il suo approccio visionario alla musica per immagini.
Al fianco di Francesco Latilla (protagonista del corto) ruotano volti noti come Nicola Trambusti
(Dostoevskij – La Serie, Un passo dal cielo, Il maresciallo Rocca) e nuove promesse: Anna Fasolo,
Erika Graziani, Florica Pizzuti.


Dopo il successo ottenuto presso il Cinema Caravaggio di Roma all’interno del festival “Borghi sul
Set”, in cui il cortometraggio si è aggiudicato il primo premio, sarà disponibile sulla piattaforma Rai
Cinema Channel, attraverso la selezione al festival “Tulipani di Seta Nera” promosso da Rai
Cinema e Rai per il Sociale.
“Quest’opera è un punto d’inizio per noi, attraverso cui viene fuori a tutti gli effetti il nostro sguardo
sul cinema, sul voler raccontare delle storie che hanno a che fare con gli archetipi del racconto
magico, in dialogo tra fiaba e sogno, mantenendo sempre un punto di vista differente sul sacro. È a
suo modo un omaggio a quei maestri spirituali che hanno formato il nostro stile, uno tra tutti Ingmar
Bergman.”


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